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Il dipinto venne realizzato dal bolognese Giuseppe Maria Crespi, un artista ironico amante delle scene di genere e fortemente attratto dal volto popolare della sua città.
Raffigura un'ammaliante fanciulla che stringe al petto un gatto e tiene con estrema attenzione una rosa, mentre con uno sguardo ipnotico seduce lo spettatore fissandolo direttamente negli occhi. Il significato simbolico è chiaro: il piccolo animale e il fiore, se pur belli, morbidi e delicati, celano ambedue delle insidie. Gli artigli e le spine, suggeriscono i pericoli dell'amore,
Nella piccola tela Giuseppe Maria Crespi, mostra tutta la sua abilità nell’usare la pittura per alludere all’affinità tra la donna e il gatto: il viso triangolare, il turbante sapientemente accomodato con due punte che sembrano delle piccole orecchie feline e gli occhi allungati e neri.
L'artista, attraverso una pittura fatta di macchie d'ombra e di luce, studiata sui modelli del Guercino, unisce in questo dipinto l'insidia e la beltà, dando immagine al modo di dire "non c'è rosa senza spine" e riuscendo a esprimere la natura duplice e ambigua della donna.