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La tavola potrebbe provenire dal convento di San Domenico o dal monastero dei Santi Naborre e Felice, detto la Badia, in quanto le generiche descrizioni degli inventari redatti in epoca napoleonica non consentono una certa identificazione. L’opera si inserisce nel contesto della pittura romagnola di inizio Quattrocento e in particolare nell’ambito della bottega riminese di Bitino da Faenza, a cui rimandano la costruzione solida delle figure, il senso pausato dello spazio, la cura dei dettagli narrativi e i caratteri del paesaggio roccioso.