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Un dipinto di questo soggetto di Burrini apparteneva agli inizi dell'Ottocento alla famiglia Ranuzzi.
L'opera è databile alla fine degli anni ottanta, nel decennio di più intensa attività dell'artista, impegnato nell'esecuzione di alcuni dipinti su tela e soprattutto nella decorazione ad affresco di villa Albergati a Zola Predosa, delle case Ratta e Bugani, e dell'abside della chiesa dei Celestini a Bologna.