Madonna col Bambino in gloria e i Santi Protettori di Bologna Petronio, Francesco, Ignazio, Francesco Saverio, Procolo e Floriano. (Pala della Peste)
L’opera fu commissionata a Guido Reni, l’artista più rinomato di Bologna, dall’allora Governo della città, come un pallione, vale a dire uno stendardo da portare in processione ogni anno dal Palazzo Pubblico alla Chiesa di San Domenico, in ringraziamento per la fine della peste del 1630.
L’epidemia, la stessa descritta da Alessandro Manzoni nei “Promessi sposi” che aveva colpito tutta Italia, aveva infuriato in città, causando ben ventimila decessi su settantamila abitanti.
In vista della futura utilizzazione, Guido Reni decise di dipingere su seta, com’era consuetudine per i pallioni processionali.
La grande pala è strutturata in una composizione suddivisa in tre fasce: in quella centrale si dispongono a corona per intercedere per la città. i tradizionali Santi protettori di Bologna, Petronio, Procolo, Francesco d’Assisi Floriano e Domenico, a cui si aggiungono i fondatori della Compagnia di Gesù, Ignazio di Loyola e Francesco Saverio.
Nella parte superiore la Vergine, seduta su un trono di nubi entro una gloria di angeli, tocca con i piedi l’arcobaleno, simbolo di pacificazione, che illumina con la sua luce il grigio del cielo.
In basso, avvolta da nubi plumbee è raffigurata la città di Bologna, dalle cui mura escono i carri dei monatti.
Lo schema tradizionale della composizione, l’uso sapiente della luce che passa dal grigio scuro della città spopolata dall’epidemia fino alla luminosità dorata che emana dalla figura della Vergine ben si accorda con la funzione del dipinto - inserito unanimemente dalla critica tra capolavori di Guido Reni – come un grande quadro votivo, capace di esprimere i sentimenti insieme di dolore e di gratitudine dell’intera città.
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