Ultima Comunione di San Girolamo
Questa grande pala fu commissionata ad Agostino Carracci intorno al 1591 per l’altare del transetto della chiesa della Certosa di Bologna di fronte a quello con la Predica del Battista di Ludovico Carracci (visibile in questa stessa sala).
L'impegno dell’artista per eseguire al meglio l'opera è testimoniato dai numerosi disegni preparatori e da un’elaborazione lunghissima, che durò quasi cinque anni, tanto da esasperare i committenti fino a portarli sull’orlo della rinuncia
Agostino Carracci, grazie alla sua cultura e alla sua riconosciuta capacità di incisore, rivestiva all’epoca un ruolo di protagonista nell’Accademia degli Incamminati fondata col fratello minore, Annibale e il cugino Ludovico.
Nella grande pala mette a frutto il suo talento di disegnatore, unendolo con il gusto per il colore influenzato dalla pittura veneziana e con la sua abilità nel raffigurare tutte le emozioni dei volti, riprendendo quell'esercizio di osservazione dal vero che era fondamentale nell’insegnamento dell’Accademia.
Il soggetto della tela è quello dell’ultima comunione ricevuta, alla presenza di un gruppo di monaci, dal vecchio San Girolamo, in veste di eremita con il leone, suo tradizionale simbolo iconografico, che si intravede appena ai suoi piedi. In alto compare una gloria di angeli, mentre l'uomo col turbante sulla sinistra allude alla Terra Santa dove si sarebbe svolto l’evento.
Le figure si affollano, in una composizione complessa, dentro una chiesa che si apre su un ampio paesaggio illuminato dalla luce di un tramonto.
Il dipinto che unisce armoniosamente tante componenti divenne ben presto il simbolo stesso della scuola dei Carracci e godette di grande fortuna nella tradizione critica e presso gli artisti.
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