Cena di San Gregorio Magno
La Cena di san Gregorio Magno, firmata e datata 1540, insieme alla tavola con Gesù in casa di Marta e Maria, collocata in questa stessa sala all’altra estremità della parete, più un terzo dipinto andato perduto rientrano nel vasto progetto decorativo del refettorio del monastero olivetano di San Michele in Bosco di Bologna, commissionato a Giorgio Vasari nel 1539.
Gli artisti della scuola bolognese, coinvolti da tempo nella decorazione del convento, temendo la pericolosa concorrenza toscana, non accolsero con entusiasmo l'arrivo del giovane aretino a Bologna. Comunque la sua presenza in città non durò a lungo: l'anno dopo infatti, con notevole sollievo di tutti, Vasari fece ritorno a casa.
Nell'affollata e multicolore Cena di san Gregorio Magno, l'aulica ambientazione in un edificio monumentale e solenne costituisce lo sfondo più idoneo per una suggestiva parata di ritratti. L'artista riesce infatti a rendere omaggio alla memoria di due illustri personaggi da poco scomparsi: papa Clemente VII, che nel 1530 aveva incoronato Carlo V imperatore nella basilica di San Petronio, è effigiato nelle vesti di san Gregorio, mentre il duca Alessandro de' Medici, grande mecenate del Vasari. è rappresentato alle sue spalle appoggiato alla sedia.
La scena allude a un episodio della vita di papa Gregorio Magno. Ogni giorno il papa serviva personalmente dodici poveri invitati alla sua mensa, in ricordo dell’Ultima Cena; un giorno a quei dodici ospiti se ne unì miracolosamente un tredicesimo, che si rivelò come Gesù stesso.
Nel dipinto con Gesù in casa di Marta e Maria, l'episodio evangelico è rappresentato in primissimo piano, all'interno di un vasto ambiente di un palazzo nobiliare, lungo le cui pareti corre una grandiosa scalinata, da cui si affacciano le tante figure impegnate nell'allestimento del pranzo.
Maria, emblema della vita contemplativa, è seduta ai piedi di Gesù e lo ascolta parlare, mentre Marta, simbolo della vita attiva, lavora alla preparazione del pranzo.
La firma di Vasari, visibile sulla sedia di Cristo, è curiosamente in lettere greche: l’idea si deve probabilmente all'erudito e amico personale del pittore, Andrea Alciati, all'epoca "lettore" presso lo Studio bolognese.
Vasari elabora in entrambe le tavole uno spazio scenografico e teatrale, dove si mescolano influenze della scuola di Raffaello, conosciuta a Roma e ricordi di Michelangelo, come nella robusta anatomia del commensale di schiena in primo piano nella Cena di san Gregorio.
L'influsso di Parmigianino, in particolare della pala con la santa Margherita visibile nella sala 18, è riconoscibile nella scena con Gesù in casa di Marta e Maria, sia nell'abbigliamento e nell'acconciatura elaborata di Maria che nell'elegante posa di profilo di Cristo.
Nel contesto del refettorio di san Michele, il tema dell'ospitalità, illustrato nelle tavole, intendeva celebrare la carità fraterna, caratteristica dell'ordine benedettino olivetano, la cui regola imponeva di ricevere tutti gli ospiti come fossero Cristo stesso.
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