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- Categoria: Sala 6: Gli affreschi trecenteschi
Ritrovato nel 1981 su una sopravvissuta parete della chiesa, abbattuta quasi totalmente per l'erezione dell'Arena del Sole, l'affresco è giudicato anteriore all'attività marchigiana dell'artista, dei tardi anni sessanta.
I ritmi dolci e pausati che decantano la tradizione vitalesca sono collegabili a quelli della Madonna tra santi del campanile di Santa Maria dei Servi.
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Anticamente ornava una delle pareti del Refettorio Nuovo presso il convento di San Francesco, dove sappiamo che Vitale fu operoso a partire dal 1330.
I richiami alla più antica pittura giottesco-riminese potrebbero alludere a una datazione precoce, ancora nel corso del quarto decennio.
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L'importante affresco proveniente da Santa Maria in via Galliera, chiesa distrutta nella seconda metà del secolo scorso, era contiguo alla Madonna di Andrea de' Bruni: rivela un artista ancora fortemente legato a Vitale, ma forse anche alla produzione di Tomaso da Modena.
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L'affresco fu rinvenuto nel 1950 lungo le pareti della chiesa durante una campagna di restauri, venne poi distaccato e depositato in Pinacoteca.
L'opera, che presenta caratteri ancora di sapore duecentesco nell'incorniciatura decorata con motivi polilobi, si richiama però nella linea scattante al più moderno gusto gotico di estrazione nordica.
Le figure dei soldati erano completate da elementi in metallo sovrapplicati e purtoppo caduti.
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Anticamente insieme ad altri frammenti di affresco ora in Pinacoteca, era presso la distrutta chiesa bolognese di Santa Maria Maddalena in via Galliera.
Si tratta di opera di modesto pregio, caratteristica di una produzione minore con intenti prettamente votivi e devozionale, databile intorno alla metà del XIV secolo.
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Proviene dalla Cappella di Santa Rita (la terza sul lato destro) nella chiesa agostiniana di San Giacomo Maggiore, forse commissionato da Giovanni e Giacomo Pepoli .
Fu strappato nel 1953 e, dopo qualche tempo, depositato in Pinacoteca.
In origine giudicato autografo di Vitale da Bologna è stato in seguito considerato opera di un attento seguace del maestro, forse quello Jacobus che firma l'affresco con la Probatica piscina nel ciclo di Mezzaratta.