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- Categoria: Sala 11: L'arte durante la signoria dei Bentivoglio
Grazie alla presenza dello stemma in alto a destra, aggiunto in epoca successiva al dipinto e raffigurante le armi dei Bolognini incrociate con quelle dei Ludovisi, l’effigiato è stato identificato come un personaggio di casa Bolognini, con ogni probabilità Ludovico, marito di Giovanna Ludovisi. Nel ritratto, che nella rigida impostazione di profilo richiama le medaglie antiche, la posa orante e la preghiera di ringraziamento scritta sul cartiglio (si tratta dei versi conclusivi del Te Deum) inducono a ipotizzare che la tavola facesse parte di un dittico con un’immagine divina o un trittico con a sinistra l’immagine della moglie.
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Si tratta probabilmente di un frammento della distrutta decorazione pittorica della Domus Magna dei Bentivoglio, realizzata dai più importanti artisti del tempo.
Potrebbe essere stato dipinto dal Francia fra il 1494 e il 1498, all'epoca delle due pale dipinte per la famiglia Bentivoglio (Chiesa di San Giacomo Maggiore e Pinacoteca Nazionale).
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Quest'opera è documentata nell'ottocento sull'altare maggiore della Basilica di Monteveglio.
Venne spostata nella navata laterale ad un'epoca imprecisata e forse durante questo trasferimento venne separata dalla predella ora conservata al Museum of Art di Raleigh (North Carolina).
Databile tra il 1480 e il 1485 vi emergono le qualità del giovane Costa: il rigoroso ordine spaziale e la concretezza del ritratto di Maria.
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La tavola fu acquistata sul mercato antiquario nel 1894.
In seguito gli studiosi hanno ipotizzato che si tratti della parte centrale di un'ancona di più vaste dimensioni che si trovava nella Parrocchiale di San Marco a San Varano (Forlì).
L'impianto fortemente scorciato della figura della Vergine suggerisce, infatti, un'ambientazione architettonica più ampia, con il gruppo centrale posto sopra un trono e affiancato lateralmente da due santi.
L'opera è databile tra il 1506 ed il 1513.
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I santi Petronio e Tecla rappresentano rispettivamente il presunto fondatore e la santa titolare della distrutta chiesa di Santa Tecla, che nella Gerusalemme stefaniana bolognese rappresentava la Valle di Josafat.
Dopo la straordinaria apertura veneziana della pala de' Rossi in San Petronio (1492), il Costa sviluppa qui un suo personale e nuovo classicismo in sintonia con l'opera di Francesco Francia.
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Unica opera certa, in quanto datata e firmata, riferibile al pittore, appartenente ad una famiglia di artisti di origine reggiana attivi a Bologna nella seconda metà del quattrocento, presenta un forte legame con il San Sebastiano di Andrea Mantegna oggi al Louvre ma originariamente collocato nella Sainte-Chapelle di Aiguepersee forse visto dal pittore durante il viaggio in Francia del 1481.